mercredi 7 octobre 2020.

Gino Bechi : Voci illustri

Gino Bechi : Voci illustri. EMI / La Voce Del Padrone, 1966 QALP 10410). Vinyl, LP, 33 t.

Gino Bechi : Voci illustri. EMI / La Voce Del Padrone, 1966 (QALP 10410).

A —— 1. Andrea Chenier (Giordano), « Nemico della Patria », Proff. Orch. Teatro alla Scala dir.: 0. De Fabritiis (inciso il 18 Novembre 1941), 2. La Forza Del Destino (Verdi), « Solenne in quest’ora » con G. Lauri Volpi, t., Orch. Teatro dell'Opera di Roma dir.: R. Arduini (inciso il 3 Luglio 1943), 3. La Forza Del Destino (Verdi), « Invano Alvaro... », « Una suora mi lasciaste... », con G. Lauri Volpi, t., Orch. Teatro dell'Opera di Roma dir.: R. Arduini, (inciso il 2 Luglio 1943), 4. La Wally (Catalani), « T'amo ben mio », Proff. Orch. Teatro alla Scala dir.: U. Berrettoni (inciso il 2 Maggio 1941).

 

Gino Bechi : Voci illustri. EMI / La Voce Del Padrone, 1966 (QALP 10410).

B —— 1. Il Trovatore (Verdi), « Il balen del suo sorriso », Proff. Orch. Teatro alla Scala dir.: U. Berrettoni (inciso il 2 Maggio 1941), 2. Rigoletto (Verdi), « Quel vecchio maledivami », con T. Pasero Orch. Teatro Opera di Roma dir.: L. Ricci (inciso il 5 Luglio 1943), 3. Rigoletto (Verdi), « Ah veglia e donna », con L. Grani, s., Orch. Sinf. di Milano dir.: A. Quadri (inciso il 4 Gennaio 1951), 4. Rigoletto (Verdi), « Si, vendetta », con L. Grani, s., Orch. Sinf. di Milano, dir.: A. Quadri (inciso il 4 Gennaio 1951), 5. Otello (Verdi), « Era la notte », Orch. Accademia Santa Cecilia, dir.: A. Votto (inciso il 14 Febbraio 1947), 6. Falstaff (Verdi), « L'onore ladri », Orch. Sinf. di Milano, dir.: A. Quadri (inciso il 4 Gennaio 1951).

Recentemente è apparsa, su di una rivista musicale, un'autobiografia di Gino Bechi, il celebre baritono scaligero, la cui attività riempì gran parte della storia della « Scala » a cavallo della guerra. Un articolo interessante, vivace, tanto necessario in quanto l'autore colma alcune lacune e corregge talune inesattezze riguardanti la sua invidiabile carriera. Oggi Gino Bechi è sulla breccia, in una fulgente estate di San Martino, tanto per citare una frase che Verdi mette in bocca a Falstaff (uno dei personaggi più cari a Bechi e che gli ricordano particolari successi di attore- cantante), e si compiace, nelle pause di lavoro, di curare particolarmente il suo « hobby » riguardante i modellini ferroviari. Bechi, per chi potesse dimenticarlo, è pure il presidente nazionale della F.I.M.F. (Federazione Italiana Modellisti Ferroviari).

Quando Bechi esordì, molti dissero che volesse imitare il grande Titta Ruffo. In realtà l'imitazione di Bechi, nei riguardi del baritono pisano, può riferirsi ad una ispira­zione nella tecnica del canto e nella ripresa di personaggi ed opere che furono cari a Titta Ruffo e che parevano dimenticati da altri cantanti. Vedi, ad esempio, i perso­naggi di Atanaele, di Cascart, e quello complesso ed affa­scinante di Amleto. Amleto, l'opera principe di Titta Ruffo, è stata... pluricantata e con enorme successo (più di Rigo­letto, ed è tutto dire!) al San Carlos di Lisbona, in Spagna ed anche in Italia, a Palermo, a Catania, ecc., suscitando particolari entusiasmi al « brindisi » ed al famoso mono­logo « essere o non essere », brani che Bechi regolarmente bissava o trissava. Ebbe in massimo onore, Gino Bechi, anche il « Barbiere di Siviglia ». Il « Barbiere » di Bechi — dicono quelli che ricordano ancora il « Barbiere » di Titta — era un barbiere che faceva la barba a tutti gli altri.

Gino Bechi, nato a Firenze il 16 ottobre 1913, da babbo fiorentino (che si chiamava parimenti Gino) e da mamma milanese, la signora Isolina Riva, si appassionò all’opera senza... averne vista una. Dapprima la frequenza, insieme con il padre, in quei ritrovi popolari in cui su una pedana c’è un pianoforte a disposizione di chi vuol essere « ac­compagnato » in un’aria lirica. Il dilettante sale sulla pe­dana, prega il maestro di suonare e canta. A Torino questi ritrovi (ormai introvabili) si chiamano « tampe liriche»; a Milano, più mordacemente si chiamano... « canili » (Dio ne scampi): eppure nelle « tampe » di Torino e ilei « ca­nili » di Milano, si scoprirono le voci di Pasero e di Piero Guelfi, di Tagliabue ,e della Visciola. Tempi eroici, bei tempi in cui tutti i giovani sognavano la gloria di Caruso e di Sammarco. Ed a quei tempi, intorno agli anni trenta, nacque all'arte anche Gino Bechi. Non in una di quelle tampe, ma in un modo altrettanto occasionale. Il giovane Gino suonava il piano nelle orchestrine da ballo e nelle sale cinematografiche. Infatti era ancora il tempo del film muto. Il lavoro gli era sovente procacciato dall'amico M.o Vittorio Benichi il quale udendolo un giorno cantare « Ama- pola » alla maniera di Fleta, lo consiliò di studiare seria­mente e lo fece sentire al Maestro Raoul Frazzi di Parma (un autentico forgiatore di celebrità quali Gino Lulli, Ar­mando Borgioli, Duilio Baranti, Bruno Landi, Rolando Panerai, etc.) che lo ammise alla sua scuola. Il Frazzi im­piegò otto anni per « piegare » la voce di Bechi, il quale, iniziando a prender lezione quindicenne, si trovò finalmente ventitreenne all'esordio, in provincia, nella vicina Empoli, quale « Germont » nella Traviata, opera che doveva poi portare a spasso, insieme con il Rigoletto, per due anni, prima di diventare « lo scaligero Bechi ». Bechi ricorda: « per l'esattezza è stato il 17 dicembre 1936 che calcai per la prima volta le tavole del palcoscenico ». Immediatamente passai allo « Sperimentale » di Alessandria con Lucia e Ri­goletto, poi allo « Sperimentale » di Bologna con Rigoletto. Ormai il baritono era lanciato.

A Milano d'estate i teatri tradizionali d'opera erano chiusi. Sorse così l'idea di continuare, nel vastissimo cor­tile del Castello Sforzesco, quelle stagioni liriche che anni prima si erano svolte all'Arena, e che avevano visto sfilare Giannina Russ e Tina Poli Randaccio, Maria Capuana e Ida Bergamasco, Ismaele Voltolini e Adalberto Giovannoni, Emilio Bione, Francesco Cigada e Matteo Dragoni, Mario Balli ed Antonio Righetti, nella Norma e nell'Aida del Fi­gliai Prodigo e nella Gioconda e nei Mori di Valenza, l'opera postuma di Ponchielli, reci te coronate da vivo successo. Si ebbe così, al Castello Sforzesco, la stagione estiva del « Tea­tro per ventimila », una vera e propria appendice delle grandi stagioni d’opera milanesi. Vi cantarono, tra altri, Beniamino Gigli, Iris Adami - Corradetti, Carlo Tagliabue, Paolo Ci vii, Licia Albese... E una sera, accanto ad altri due giovani, la Lina Aimàro ed il promettente Filippeschi, ecco un baritono ignoto nel « Rigoletto ».

« Ma la voce somiglia a quella di Titta Ruffo! » gri­darono gl'intenditori. E fu un successo, anzi fu « il successo clamoroso ». « Si era nell'agosto del '37, avevo già in ta­sca il contratto per il Petruzzelli di Bari ove avrei cantato Forza del Destino, Traviata, Lucia, Baronessa di Carini, Rigoletto, Aida e Barbiere a cento lire al giorno... meno due e cinquanta per trattenute varie ». Poi al Kursaal di Montecatini con Lucia e Andrea Chénier e Tullio Serafin che lo ascolta e lo porta all'Opera di Roma. Intanto accresce la popolarità di Bechi: d’estate alle « Terme di Caracalla » in Pagliacci e Aida. Il cammino conduce, su un tappeto di fiori, alle porte della « Scala ».

La Scala, il grande ricordo di Bechi, dal febbraio 1940 con l'esordio, sotto la bacchetta di Gino Marinuzzi, nella « Fora del Destino », accanto a Gina Cigna, Ebe Stignani, Beniamino Gigli, Tancredi Pasero, Melchiorre Luise. E la famosa recita del 10 aprile dello stesso anno con Zazà, un trionfo indescrivibile per quattro: Mafalda Favero, Elvira Casazza, Beniamino Gigli, Gino Bechi, direttore Franco Ghione. E da allora gli spettacoli di lusso scaligeri non si privano di Bechi, che per otto volte inaugura anche la stagione: un rècord, si può dire superato soltanto dalle dieci inaugurazioni di Tancredi Pasero, per altro, « basso d'ob- bligo » della Scala per un quarto di secolo. Lo ascoltiamo via via nell 'Emani,nel Barbiere di Siviglia, nella Thais (oh, indimenticabili rappresentazioni a fianco della Favero!), nei Puritani, in Forza del Destino, Rigoletto, Nabucco (per l'inaugurazione della stagione lirica alla « Scala » appena ricostruita), Trovatore, Cavalleria Rusticana, sino alla Fa­vorita del 16 aprile 1953. Poi la polemica e la rottura de­finitiva con la Scala. Quale potrebbe essere, in tredici anni di intenso fervore, il più grande ricordo scaligero? Proviamo a pensare, per esempio,       con Vinay e la Caniglia (e in seguito con la Tebaldi), quando i giornali dedicarono pagine intere a quelle memorabili recite.

E' di quell'epoca d'oro l'incisione di gran parte di dischi e delle opere complete in unione a Maria Caniglia e Be­niamino Gigli: Chénier, Aida, Ballo in maschera e quella Cavalleria diretta dall'autore per celebrarne il cinquantennio Bruna-Rasa, Simionato, Marcucci, Gigli, Bechi. Pietro Ma­scagni poteva andarne fiero.

Dopo la Scala ecco il Bechi, delle attese recite nei più grandi teatri in Italia e all'estero, in aggiunta alla già collaudata attività cinematografica. Il primo film, Fuga a due voci (1942), costituì un successo clamoroso ed effetti­vamente era un magnifico film con Bechi in gran forma quale cantante e quale attore. Seguirono II segreto di don Giovanni, Arrivederci papà, Torna a Sorrento, Ave Maria, Follie per l’Opera, Signorinella, La chiamavan Capinera, etc. tenendo a battesimo future dive del cinema quali Sil­vana Pampanini, Gina Lollobrigida, Franca Marzi, Antonella Lualdi e... persino un'Aida con Sofia Loren.

Ora Televisione e Dischi. E la docenza dell'arte scenica al « Massimo » di Palermo e all'Accademia Musicale Chigiana. E l'hobby dei Modellini Ferroviari, hobby da milio­nario. Risentiamo qui, intanto, in questo « recital », la voce fresca di Bechi dei tempi aurei, in cui, attore a cantante, era un sovrano dell’opera.

Bruno Slawitz

Né le 16 octobre 1913 à Florence, mort le 2 février 1993, à Florence.

Gino Bechi étudie le chant à Florence avec Raoul Frazzi, et débute à Empoli, en 1936, dans le rôle de Germont dans La Traviata. Il se produit dans de nombreuses villes, dont Alessandria, Bari, Palerme, Reggio d'Émilie, entre autres dans Il Barbiere di Siviglia, Lucia di Lammermoor, Rigoletto.

Il débute à l'Opéra de Rome, en 1938, dans L'Arlésienne, puis à la Scala de Milan en 1940, dans La Forza del destino.

Peu après, il chante dans Zazà de Ruggero Leoncavallo, aux côtés de Beniamino Gigli, avec qui il enregistre des intégrales de Un Ballo in maschera, Aïda, Cavalleria rusticana et André Chénier.

Après guerre, il mène une carrière internationale, se produisant à Lisbonne, Barcelone, Paris, Bruxelles, Londres, Rio de Janeiro, Buenos Aires, Chicago, San Francisco.

Il se retire de la scène en 1964, enseigne à l'Académie musicale Chigiana de Sienne, avant de prendre la direction artistique du Teatro Sao Carlos de Lisbonne.

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